venerdì 18 gennaio 2013

L'AGENZIA DELLE ENTRATE SE NE VA DA PIEVE: SOLIITO SCARICABARILE SUI COMUNI A FRONTE DI MAXISTIPENDI ALLA BEFERA


“Si riducano stipendi come quello di Befera da 500.000 euro l’anno, invece di chiudere servizi essenziali per i cittadini. Come al solito si chiede ai Comuni, paralizzati dai tagli del Governo, di sobbarcarsi oneri altrui a garanzia dei residenti. Non è tollerabile questa politica dello scaricabarile sempre a carico degli Enti locali già gravati dalla riduzione dei trasferimenti, che diventano così la vacca da mungere da parte di chi taglia senza preoccuparsi della mancanza di servizi. Ma tutto ha un limite”.
È l’intervento del sindaco di Calalzo Luca De Carlo dopo la notizia che la sede di Pieve dell’Agenzia chiuderà a brevissimo, a meno che i Comuni non se ne accollino i costi. “Bella spending review, quella di trasferire ad altri le spese del mantenimento di un servizio. E bella lotta all’evasione, quando si chiede a un anziano proprietario di un appartamento (e in Cadore sono tantissimi ) di andare da Sappada a Belluno per registrare un contratto di locazione. È ovvio che vien voglia di non registrarlo alimentando il nero. Certo, dall’Agenzia delle Entrate ci dicono che c’è sempre la modalità telematica, ma non capiscono che la maggior parte delle famiglie della vera montagna non ha la copertura Internet o che gli anziani non sono in grado per la maggior parte di usare il web. Lo Stato ancora una volta taglia senza vedere i veri bisogni della gente ma soprattutto dimostrandosi lontanissimo dalla realtà del Paese. La chiusura dell’Agenzia delle Entrate di Pieve, comunicataci da un giorno all’altro, arriva dopo quella del Tribunale (per cui anche Calalzo ha approvato una delibera di sostegno) e del Catasto, del quale i cittadini hanno immediatamente sentito la mancanza perché trattava circa 4.500 pratiche l’anno”.
“L’AdE sarebbe quindi l’ennesimo servizio che se ne va – aggiunge De Carlo -. Io sono a favore della razionalizzazione, l’ho fatta in Comune e anche nell’Usl, ma questa non deve tradursi in un colpo di spugna che elimina uffici senza preoccuparsi che manchi un servizio. Se lo facessimo noi sindaci sarebbe un disastro, in una montagna sempre più sola e isolata mentre c’è chi, come Befera, occupa bellamente uno scranno romano da quasi 500.000 euro l’anno. Tutti capaci di riempirsi la bocca con la lotta all’evasione, ma quando si tratta di metterla in pratica si preferisce scaricarne gli oneri sui Comuni invece di assumersi le proprie responsabilità anche economiche”.